Turismo in Abruzzo
Turismo in Abruzzo: in montagna , al mare, borghi storici, prodotti tipici.
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L'Abruzzo è regione centrale della Penisola
non soltanto geograficamente ma anche sotto l'aspetto etnico, storico e
culturale. Ciò nonostante è considerata regione meridionale, forse per la sua
lunga sottomissione al Regno del Sud che, in parte e sotto certi aspetti,
modificò il carattere originario della sua gente, senza, per altro, intaccarlo sostanzialmente.
Non è certa l'origine della
denominazione «Abruzzo ». Questo nome comparve soltanto in epoca medioevale e,
secondo le più accreÂditate ipotesi, per estensione della denominazione «Aprutium»
o «Castrum Aprutiense» che il territorio del teramano aveva assunto attraverso
la trasformazione del nome dei suoi più antichi abitanti: i « Pretuzi ».
Turismo di montagna in Abruzzo
L'entità territoriale della
regione si estende tra la sezione mediana dell'Appennino centrale e il mare
Adriatico ed è delimitata dalle Marche e dal Molise nel versante adriatico e
dal Lazio verso occidente.
La parte occidentale è
caratterizzata soprattutto dai monti che si articolano su tre serie
discontinue di catene orientate da NO a SE: la catena orientale, definita dai
gruppi della Laga, del Gran Sasso e della Maiella; la mediana, dai monti del
Velino e del Sirente e l'occidentale, dai monti del
Cicolano, dai Carseolani,
dai Simbruini e dagli Ernici.
La catena orientale, la più
imponente, anche per il primato delle vette più alte (il Corno Grande del Gran
Sasso raggiunge la massima quota dell'Appennino, m. 2914), decisamente divide
il territorio abruzÂzese in due ambienti naturali fondamentalmente diversi:
l'Abruzzo montano e l'Abruzzo marittimo.
Tra queste catene di monti
si di spiegano i caratteristici e spettacolari altopiani abruzzesi con le
fertili conche vallive circostanti e i loro eccezionali paesaggi, offrendo
agli occhi del visitatore fascinose immaÂgini, a volte racchiuse in aspre
giogaie e severa solitudine e a volte aperte su vasti orizzonti.
Turismo al mare in Abruzzo
Il mare e le ubertose,
verdeggianti colline degradanti verso il mare, si aggiungono al richiamo dei
monti e completano il quadro di un paesaggio infinitamente vario e tipicamente
caratterizzato. Ma le attrattive della . regione non si arrestano alla
grandiosità delle sue peculiari bellezze fisiche, si estendono anche
all'interesse della sua origine e della sua storia millenaria.
Abruzzo: storia
La vita umana in Abruzzo
affonda le sue radici nella più lontana preistoria e non mancano al riguardo
significative testimonianze: dagli oggetti litici di Montebello di Bertona,
presso Penne, in provincia di Pescara, che puntualizzano un aspetto
particolare del paleolitico supeÂriore italiano, alla stupenda ceramica di
Ripoli, nel teramano, che caratterizza una cultura neolitica propria di quella
località ed, infine, ai reperti di Ortucchio, nella Marsica, che anch'essi
definiscono una particolare cultura dell'età del bronzo.
In età storica è accertata,
intorno al secolo VI a.C., l'esistenza di una civiltà , forse indigena,
ricchissima di interesse per le notevoli testimonianze pervenuteci. Questa
civiltà che è detta «Picena» o, meglio, «medio adriatica », interessava la fascia litoranea, dalle Marche
ai confini della Puglia, e si estendeva anche nel retroterra verso la conca peligna e la valle del Tirino. Ne è testimonianza altissima uno dei più
importanti reperti dell'Italia protostorica: il famoso Guerriero di Capestrano,
merilvigliosa ed enigmatica scultura della seconda metà del secolo VI a.C.,
oggi al Museo Nazionale di Chieti.
Ma fin dall'inizio
dell'Ottavo secolo a.C. gli antichi «Italici» dell'Italia centrale modellarono
con i loro stanziamenti, le loro migrazioni, le loro contese ed i loro
costumi il volto della regione abruzzese. Gli Equi, i Pretuzi, i Sabini e, di
ascendenza sabina, i Piceni, i Marsi, i Vestini, i Peligni, i Marrucini, i
Frentani e i Sanniti, per citare le stirpi più importanti, sono le popolazioni
protagoniste delle più antiche vicende umane abruzzesi.
Difficile è poter stabilire
l'apporto che queste popolazioni dettero per la formazione di una propria
storia politica, perché furono sempre divise nei propri territori tribali e
sempre in contrasto tra di loro; tuttavia è certo che ognuna di esse stabilì
una lingua, tuttora rintracÂciabile attraverso i toponimi e i dialetti, una
tradizione, un particolare sistema di vita ed un costume che non saranno più
cancellati nel corso dei secoli.
Nel IV secolo a.C., con
l'espansione di Roma verso il Sud, tutto il territorio abruzzese fu
conquistato e romanizzato attraverso accordi di pacifica convivenza o con la
forza. Memorabile fu l'urto con i Sanniti ed altrettanto memorabile fu la
famosa «guerra sociale» e la sua singolare conclusione che permise agli
«Italici », nonostante la sfortuna delle armi, di inserirsi nella storia di
Roma con pari diritti.
Da allora Roma fu un
fattore determinante per l'unificazione ed il definitivo assetto della
regione. Le vecchie città furono ristrutturate secondo le norme
dell'urbanistica romana. Si costruirono imponenti opere pubbliche: teatri,
anfiteatri, terme. Si aprirono grandi vie di comunicazione e si
intensificarono traffici e scambi commerciali. Oltre Chieti e Teramo che
furono fiorenti Municipi romani ebbero consiÂstenza e fama le città di Alba
Fucense, Atri, Penne, Amiterno, Forcona, Aveia, Peltuino, Corfinio e numerose
altre minori.
Ma, col declinare della
potenza di Roma, la regione fu coinvolta nel declino con pauroso disordine che
sarà arginato soltanto dall'avvento del Cristianesimo.
La nuova religione trovò
l'Abruzzo pronto ad accoglierla senza riserva e con tutte le sue implicazioni.
Fu professata subito, fin dai tempi apostolici, e rapidamente fu fiorente in
tutta la regione. Le invasioni barbariche ne dispersero le forze ma non ne
arrestarono il cammino: al contrario, dalle nuove concezioni della vita
cristiana si attinse la forza per fronteggiare con spirito di sacrificio e di
lotta condizioni di esistenza quasi impossibili.
Di questo tempo poco o
nulla si conosce di preciso. L'Alto Medioevo, purtroppo, è estremamente avaro
di notizie. Solo si hanno leggende intorno a Martiri cristiani, a vite di
Santi e di Arracoreti e ad esistenze di sperduti cenobi autoctoni.
Tuttavia attraverso le
pochissime testimonianze di questo oscuro periodo, rintracciabili nella
regione, si può dire che le popolazioni abruzzesi, rifugiatesi tra i monti per
una migliore difesa dalle scorrerie dei barbari e dei predoni, nella serenitÃ
del lavoro dei campi, riuscirono a gettare le basi per l'organizzazione di una
nuova società che si profilerà in forma concreta soltanto alla fine del secolo
IX, quando un mutato clima storico consentirà l'unificazione di tutte le forze
che prima erano disperse.
Il sorgere del Monachesimo
sarà l'elemento catalizzatore di questo importante momento storico. Nascono
infatti, come per miracolo, e si affermano nella regione, potenti Abbazie
benedettine di ascendenza cassinese o farfense.
I Monasteri di S.
Liberatore a Maiella presso Serramonacesca, di S. Giovanni in Venere a
Fossacesia, di S. Clemente a Casauria a CastiÂglione a Casauria, di S. Pietro
ad Oratorium a Capestrano, di S. Maria di Bominaco, di S. Maria di Propezzano
ed innumerevoli altri minori costituirono i gangli vitali della ripresa
economica della regione, divenendo, oltreché centri religiosi, sedi di
governo, organizzate aziende agricole, richiamo di comunità artigianali, asilo
d'infermi e, soprattutto, centri di studi e di scambi
culturali con le Comunità sorelle d'Oltralpe.
Questo è dunque l'Abruzzo tra
i secoli X, XI e XII. Un territorio non facile per le sue asperità naturali, una
popolazione prevalentemente rurale e artigianale, organizzata in una singolare
società feudale gravitante non sul Monarca o sui Vassalli ma sulle Abbazie e
sulle Sedi Vescovili, nelle cui mani era accentrata la proprietà terriera, unica
fonte di lavoro e di ricchezza.
Sono di quest'epoca i
monumenti più significativi della regione che tuttora attestano con la loro
presenza ed i loro altissimi valori artistici le virtù creative ed assimilative
degli architetti e delle maestranze abruzzesi.
Con l'invasione dei Normanni
e, precisamente, con Ruggero Il (1140), l'Abruzzo divenne parte del Regno di
Sicilia e da allora, pratiÂcamente, fu sempre una provincia del Regno del Sud.
Le sue sorti, naturalmente, furono legate a quelle dell'invasore ed a quelle
delle diverse dinastie che seguirono ai Normanni e che se ne contesero il
dominio ..
Svevi, Angioini, Aragonesi,
Spagnoli ed infine la dinastia dei Borboni furono i protagonisti delle sorti
dell' Abruzzo. Ma non mancaÂrono acuti contrasti politici, ostinate resistenze
ed aperte ribellioni che valsero a contenere in parte il peso dei dominatori, a
mantenere una certa autonomia e, soprattutto, a conservare intatta quella
naturale funzione di collegamento tra Nord e Sud che la regione aveva avuto da
sempre: collegamento che si mostrerà ancora più evidente durante le lotte per il
Risorgimento e nei primi anni dell'Unità d'Italia, quando gli sforzi degli
abruzzesi si moltiplicarono per inserirsi nella vita nazionale.
All'inizio del secolo XX
l'Abruzzo è in pieno fermento culturale: la poesia di Gabriele d'Annunzio, gli
scritti di Benedetto Croce, la pittura di F. P. Michetti, dei Palizzi e dei
Cascella valicarono non soltanto i confini regionali ma anche quelli nazionali.
Rimasero però tutti i mali che avevano afflitto questa terra: l'Abruzzo non era
più un avamposto del Regno di Napoli ma il suo isolamento dal resto della vita
nazionale continuò senza mutamento alcuno: l'Unità d'Italia non aveva portato
sostanziali benefici.
Una grama agricoltura, priva
di ogni attrezzatura adeguata, e una difficile pastorizia erano le uniche
risorse del paese. La vita delle popolazioni divenne sempre più difficile, dura
e senza prospettive di miglioramento. Ebbe così inizio l'increscioso fenomeno
dell'emigrazione.
Non posero rimedio a questa
situazione né la prima né la seconda guerra mondiale; anzi, quest'ultima,
dapprima con le gravissime distruzioni che apportò sulla fascia costiera e
lungo il corso del fiume Sangro e poi con il completo sovvertimento
dell'economia tradizionale, ancor più accentuò l'esodo della popolazione
contadina verso i grandi centri industriali, determinando squilibri di forze e
sbandaÂmenti economici tra città e campagne.
Tuttavia non si può negare
che una forte spinta verso nuove vie di progresso si sia verificata in questi
ultimi anni.
Abruzzo: attività economiche e trasporti
Oggi la situazione
socio-economica è quasi radicalmente mutata, grazie allo sviluppo di nuove
attività industriali, commerciali e turistiche e alle opere, specialmente
stradali e autostradali, recentemente realizzate o in corso di realizzazione.
Queste reti vi arie
collegano, infatti, già l'Abruzzo al sud e al nord, agevolando così l'incremento
dei traffici commerciali e turistici.
L'aeroporto di Pescara
consente il collegamento aereo con le principali città italiane ed estere.
Il servizio ferroviario
assicura, durante tutto l'anno, ed in modo particolare durante la stagione
estiva, con vetture dirette, il collegaÂmento fra Pescara e Parigi, Monaco di
Baviera, la Svizzera, ecc.
Ottimi i collegamenti
ferroviari dell'Abruzzo con il sud, il centro e il nord d'Italia.
I servizi di traghetto per la
Jugoslavia, in partenza da Pescara e di aliscafo da Giulianova, sono eccellenti.
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