La valle di L'Aquila
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La provincia dell'Aquila, la più vasta d'Abruzzo, la più montuosa e la più
chiusa dai suoi monti è anche la provincia più raccolta nel fascino dei suoi
paesaggi, nella quiete delle sue città e dei suoi caratteristici villaggi
abbarbicati sopra i più impervi rilievi montani o distesi lungo gli altopiani e
le valli in una sequenza ininterrotta di immagini che mutano costantemente col
mutare degli ambienti naturali.
La sua storia,
sostanzialmente, si identifica con quella della regione, specialmente se si
eccettua il particolare aspetto della sua vita religiosa del secolo XV, quando
sopra l'agitata vita dell'Aquila si levarono le voci di grandi Santi
francescani: S. Giovanni da Capestrano, S. Giacomo della Marca e S. Bernardino
da Siena.
Le sue antiche città, non
grandi e non sopraffatte dai danni del tempo moderno, vivono questo tempo
orgogliose del proprio passato che amora trasparente nei loro caratteristici
tessuti urbani e, ancora, nelle strutture sociali, nei costumi e nelle usanze
dei propri abitanti.
Sono infatti queste città che
al visitatore non frettoloso e distratto aprono per prime il discorso di
bellezze antiche accanto a vitali aspetti moderni: L'Aquila, al centro della
valle dell' Aterno dominata dal Gran Sasso, con i suoi sfarzosi monumenti, le
sue fiorenti attività culturali e le sue moderne attrezzature turistiche;
Sulmona, distesa nella fertile conca peligna, la patria di Ovidio, ricchissima
anch'essa di monumenti e di opere d'arte e centro fiorente di attività
artigianali; Castel di Sangro, ai confini meridionali della provincia, dominata
dalla mole della sua bella Collegiata; Avezzano con le sue industrie e i suoi
commerci; Tagliacozzo inerpicantesi alle pendici del monte Bove, con le sue
antiche dimore signorili e le sue attrattive di soggiorno.
Nell'arte, accanto a resti di
antichi templi pagani e di città romane, riscoperte o da riscoprire si
dispiegano con imponenza ed in una successione continua ed amplissima le opere
dei vari periodi artistici, dove particolarmente si riflettono i caratteri della
terra e delle genti, gli assetti sociali e le tradizioni di vita e di religione.
Emergono tra queste opere i
complessi monumentali benedettini dell'età romanica: la stupenda chiesa di S.
Pietro di Alba Fucense, dominante i resti della città di Alba Fucens, con le sue
meravigliose forme basilicali della classicità innestate sulle rovine di un
tempio pagano del III secolo a.C. ed i suoi sfolgoranti mosaici cosmateschi del
XIII secolo; l'antica, solitaria, chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta di
Rosciolo, abbandonata alle falde del Velino, con le sue pregiatissime opere di
scultura di Roberto e Niccodemo, famosi artisti abruzzesi del secolo XII;
l'intatto complesso monumentale di S. Maria e S. Pellegrino di Bominaco,
sull'altopiano di Navelli, capolavori nascosti di architettura, scultura e
'pittura del XII e XI II secolo; la volturnense Chiesa di S. Pietro ad Oratorium,
specchiantesi nelle limpide acque del Tirino, con gli importanti affreschi del
1100 di cultura cassinese ed, infine, l'imponente Cattedrale di S. Pelino a
Corfinio.
Nel '300 e nel '400 notevoli
esempi di architettura civile e religiosa, tra cui la famosa basilica di S.
Maria di Collemaggio all'Aquila, testimoniano la continuità artistica e
culturale della provincia, accanto a preziose opere di pittura e di scultura che
riflettono le influenze di prestigiose correnti artistiche: toscane, umbre e
marchigiane.
Nel '500 danno un volto all'arte del Rinascimento aquilano i marmi e le
famose sculture di legno e di terracotta policroma di Silvestro dell'Aquila, gli affreschi di Saturnino Gatti e di Francesco e
Paolo da Montereale, le tele dell'aquilano Pompeo Cesura, i dipinti di Cola
dell'Amatrice e, non ultime, le famose botteghe di oreficeria di Sulmona e
dell'Aquila che, oltrepassando il livello artigianale, lasciarono nelle
Cattedrali, nei. Conventi e fin nelle più umili chiese parrocchiali capolavori
di sbalio e di cesello su argento e rame.
Anche del '600 e del '700, ingiustamente considerati i secoli bui dell'Abruzzo,
non mancano testimonianze vive. Basta considerare la chiesa dell'Annunziata a
Sulmona e la facciata della chiesa stessa, magistralmente inserita nel complesso
del fronte quattro-cinquecentesco dell'antico ospedale omonimo; le chiese di S.
Agostino, di S. Antonio di Padova e di S. Filippo all'Aquila; i numerosi palazzi
gentilizi aquilani, sulmonesi e di Pescocostanzo ed infine, ancora all'Aquila,
la felice ristrutturazione in forme barocche della basilica di S. Bernardino col
suo sfolgorante soffitto di legno intagliato e dorato. )
Ma questa eccezionale cornice di opere d'arte non basta a dare un aspetto
conclusivo della provincia aquilana perché questa terra, 01treché ai suoi
monumenti, è legata alla bellezza dei suoi monti, delle sue valli e dei suoi
altopiani che suggeriscono, in variazioni formali continue e contrastanti,
itinerari di eccezionale interesse: dagli sconfinati piani di Campo Imperatore
del Gran Sasso, a pochi chilometri dall'Aquila, al ridente Altopiano del
Velino-Sirente che da Rocca di Cambio ad Ovindoli dispiega tutto il fascino dei
suoi campi erbosi o innevati accanto a visioni lontane di alte vette delimitanti
il piano; dalla verdeggiante . valle del Liri alla mirabile conca del Fucino,
dalla notissima Scanno col suo lago, i suoi costumi e il suo folclore, alle
famose gole del Sagittario e dell'Aterno, dalla imponente maestà delle vette e
delle valli del Parco Nazionale alla sconfinata bellezza degli Altopiani
Maggiori - delle Cinque Miglia, del Prato, dei piani di Primo Campo,- del Quarto
Grande, del Quarto del Barone e del Quarto di S. Chiara - dove Pescostanzo,
Rivisondoli e la moderna, mondana Roccaraso costituiscono centri di grande
richiamo turistico.
L'economia della provincia, prevalentemente a carattere agricolo e artigianale,
è sostenuta da una incipiente industrializzazione, ma le maggiori possibilità di
sviluppo risiedono soprattutto nell'incremento turistico e nelle attività
culturali.